PGIM Fixed Income: Crisi energetica, aspettando la COP27

Sebbene l’invasione russa dell’Ucraina sia la causa principale della crisi energetica europea, la siccità estiva ha peggiorato la situazione: la Francia ha spento le centrali nucleari per mancanza di acqua di raffreddamento, i bassi livelli delle acque del Reno e del Danubio hanno influito sul trasporto dei combustibili e l’esaurimento dei bacini idroelettrici ha ridotto le esportazioni di elettricità. In questo momento, stiamo già assistendo a un aumento dell’uso del carbone in Europa, per cui molte utility vedranno probabilmente aumentare le proprie emissioni nel 2022 rispetto al 2021, e queste emissioni potrebbero rimanere elevate per un certo periodo di tempo, a seconda di come si evolverà la situazione. Inoltre, la corsa all’acquisto di gas naturale liquefatto da parte dell’Europa ha spinto molti Paesi emergenti a ritornare al carbone e al petrolio. Per i Paesi emergenti con capacità di spesa particolarmente limitata, l’aumento dei prezzi del carburante ha anche creato incentivi per l’acquisto di carburante russo a prezzi scontati.

Oltre all’aspetto ambientale, la crisi pone in rilievo la sicurezza energetica offerta dalle energie rinnovabili, come sottolineato dalle iniziative politiche in Europa (REPower EU) e negli Stati Uniti (Inflation Reduction Act – IRA).

Sebbene i quattro pilastri del piano dell’UE siano ambiziosi, la situazione energetica del continente, la conseguente recessione economica e l’impegno verso le energie rinnovabili rafforzano la credibilità del programma a lungo termine. Detto ciò, dovranno essere superati diversi problemi legati alla catena di approvvigionamento e alla capacità infrastrutturale. L’IRA statunitense adotta un approccio “all of the above”, puntando sulla diffusione delle rinnovabili e su incentivi significativi per il nucleare, la cattura del carbonio e l’idrogeno. In un classico do ut des, questa legge include anche disposizioni che condizionano i contratti di locazione federali per le energie rinnovabili all’offerta da parte del governo di nuovi contratti di locazione per progetti relativi ai combustibili fossili.

La combinazione dell’inflazione dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari sta creando notevoli disagi e difficoltà finanziarie in molti Paesi emergenti; uno studio recente indica che il numero di persone che soffrono di fame acuta è raddoppiato, raggiungendo i 345 milioni dallo scoppio della pandemia da Covid.

A poco più di un decennio dall’ultima crisi alimentare, è fondamentale considerare che l’attuale sistema alimentare non è più adeguato: esso può migliorare se una serie di variabili si rivelano favorevoli, ma al momento, il sistema è tutt’altro che resiliente.

Queste saranno alcune delle questioni sollevate nel corso della COP27 che si terrà questo mese in Egitto. Si prevede che la conferenza si concentrerà sul tema del “Loss & Damage”, ovvero la richiesta da parte dei Paesi in via di sviluppo a basse emissioni di un risarcimento da parte delle economie avanzate a più alte emissioni per i danni causati dal cambiamento climatico. La maggior parte delle economie avanzate – ad eccezione della Danimarca – sembra riluttante ad affrontare questo punto, che potrebbe bloccare i progressi su altre iniziative cruciali, come i negoziati sul clima.

A cura di John Ploeg, Co-Head of ESG Research di PGIM Fixed Income

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