Casa, famiglie più povere “scelgono” l’affitto: solo il 5% prende un mutuo

Casa, famiglie più povere “scelgono” l’affitto: solo il 5% prende un mutuo

Nel 2021, 18,2 milioni di famiglie, pari al 70,8% del totale sono risultate proprietarie dell’abitazione in cui vivono, mentre 5,2 milioni (20,5%) vivono in affitto e 2,2 milioni (8,7%) dispongono dell’abitazione in usufrutto o a titolo gratuito. Le famiglie proprietarie di un’abitazione e che pagano un mutuo rappresentano, invece, il 12,8% del totale (circa 3,3 milioni di famiglie). Sono alcuni dei numeri emersi nel corso di un’audizione dell’Istat al ministero del Lavoro. Complessivamente sono 42,7 milioni (72,5%) gli individui che vivono in case di proprietà, 11,8 milioni (20%) vivono in affitto e 4,4 milioni (7,6%) in usufrutto o in uso gratuito. Secondo i dati Eurostat più recenti, relativi all’anno 2020, la percentuale di individui che vivono in affitto o a titolo gratuito, pari in Italia al 24,9%, resta comunque significativamente inferiore a quella media dei Paesi dell’area euro, che si attesta al 34% (30% nella Ue27).

La casa delle famiglie più povere

L’affitto è più diffuso tra le famiglie meno abbienti. Nel quinto di famiglie più povero, la percentuale di quelle in affitto è infatti pari al 31,8%. Tale valore scende al 24,5% nel secondo quinto, rimanendo al di sopra della media nazionale. La percentuale si riduce all’11,3% tra le famiglie più benestanti (quelle che appartengono all’ultimo quinto di reddito equivalente). Le famiglie meno abbienti riescono inoltre con più difficoltà a sostenere il peso finanziario di un mutuo: solo il 5,9% delle famiglie del quinto più povero ha acceso un mutuo, contro il 17,6% delle famiglie del quarto e il 17,2% delle famiglie dell’ultimo quinto (dove più di otto famiglie su dieci sono proprietarie della casa in cui sono residenti).

Affitto e povertà

L’incidenza di povertà assoluta è maggiore tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2021, le oltre 889mila famiglie povere in affitto corrispondono al 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta pari al 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. L’analisi del titolo di godimento dell’abitazione mostra, secondo l’Istat, come l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie dove sono presenti minori sia pari al 28,2% se la famiglia è in affitto, contro il 6,4% di quelle che posseggono una abitazione di proprietà e il 13,1% delle famiglie in usufrutto o in uso gratuito.

Spese per l’abitazione e reddito

Le spese per l’abitazione (condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto, interessi passivi sul mutuo), ha ricordato l’Istat durante l’audizione, rappresentano una parte significativa del bilancio familiare e possono incidere soprattutto sulle capacità di spesa delle famiglie meno abbienti. Una spesa che con il caro bollette e l’inflazione registrata negli ultimi mesi rischia di pesare ancora di più, soprattutto per le famiglie più povere.

Secondo i dati EU-SILC, una famiglia spende in media 320 euro mensili, a fronte di un reddito netto (al netto delle poste figurative) pari a 2.734 euro mensili nell’anno solare precedente. Le famiglie in affitto spendono mediamente di più, 579 euro al mese, mentre quelle proprietarie vedono più che dimezzare l’importo, a 263 euro.

La casa pesa di più per le famiglie meno abbienti

Quest’ultimo valore risulta superiore quando la casa è soggetta a mutuo (377 euro); se inoltre si considera tra gli oneri relativi all’abitazione anche la restituzione della quota in conto capitale compresa nella rata di mutuo, la spesa sale di molto, arrivando a 749 euro. Le famiglie in usufrutto spendono, invece, un ammontare decisamente inferiore (172 euro). La spesa media per l’abitazione varia in misura ridotta in funzione del reddito disponibile delle famiglie: si va dai 288 euro per le famiglie meno abbienti ai 363 euro per le famiglie più benestanti. Ne risulta che, al variare del reddito, l’incidenza delle spese per l’abitazione sia fortemente eterogenea: dal 32,3% per le famiglie più povere, al 17% per quelle del secondo quinto, sino al 6,6% per quelle più abbienti. La quota delle spese per la casa sul reddito risulta dunque , per le famiglie del primo quinto, circa 5 volte superiore rispetto a quelle dell’ultimo.

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