Procedimento di sanatoria edilizia, cosa accade se la richiesta è del nuovo proprietario

Procedimento di sanatoria edilizia, cosa accade se la richiesta è del nuovo proprietario

Il procedimento di sanatoria edilizia avviato dal nuovo proprietario dell’immobile che non è responsabile dell’illecito non può essere bloccato dal Comune, che deve analizzare tutte le alternative alla demolizione. Vediamo in merito quanto stabilito dal Tar del Lazio.

Con la sentenza 12768/2022, il Tar del Lazio si è espresso su un caso riguardante un immobile ritenuto in parte abusivo a causa della decadenza del titolo abilitativo determinata dalle dimissioni del direttore dei lavori proprio nel corso della realizzazione dell’immobile. Il proprietario non aveva sostituito il direttore dei lavori e la costruzione dell’immobile era dunque proseguita in sua assenza. Il problema si è manifestato anni dopo, quando l’immobile è stato venduto e successivamente il Comune ha imposto al nuovo proprietario la demolizione dell’immobile.

Il nuovo proprietario ha così presentato ricorso al Tar e i giudici hanno annullato l’ordine di demolizione, imponendo al Comune di avviare un procedimento per la sanatoria dell’abuso. Secondo il Tar del Lazio, il Comune avrebbe dovuto avviare un contraddittorio con il nuovo proprietario per analizzare tutte le alternative alla demolizione. Nello specifico, “avrebbe dovuto accertare quale fosse la porzione del fabbricato legittima, cioè edificata prima della decadenza del titolo abilitativo, e capire quali soluzioni adottare in merito alla parte abusiva”.

Quanto tempo ha il Comune per rispondere ad una sanatoria?

Di norma, per rispondere alla domanda di sanatoria il Comune ha a disposizione 60 giorni di tempo.

Chi deve fare la sanatoria?

A poter richiedere la sanatoria sono il proprietario dell’immobile interessato e dal responsabile dell’abuso

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