Mutui, perché si può richiedere il rimborso degli interessi

Gli italiani possono richiedere la restituzione di una parte degli interessi versati sulle rate di mutuo dal 2015 al 2022. Lo afferma Federcontribuenti, spiegando che la Corte d’Appello di Milano ha bocciato la cosiddetta clausola floor che in determinati casi svincola il tasso di interesse dall’Euribor.

Clausola floor Euribor vessatoria

“La Corte – spiega Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti – ha stabilito che la clausola è vessatoria. Pertanto, il cliente che richiedeva il mutuo doveva averla sottoscritta e firmata per approvarla in maniera esplicita. Se il contratto di mutuo non lo prevedeva, allora il cliente può chiedere un rimborso”.

Nella maggior parte dei casi, secondo quanto riferisce Fedecontribuenti, “le banche nei contratti di mutuo applicano un tasso di interesse che è dato dallo spread che applicano e dall’Euribor, ovvero il tasso di riferimento che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee. A partire dal 2011, le politiche espansive adottate dalla BCE hanno causato una progressiva diminuzione dell’Euribor. Dal 2015 fino a circa metà del 2022 il valore del tasso Euribor è sceso addirittura sotto lo zero. Nell’arco di questo anni, i tassi dei contratti di mutuo sono calati a loro volta, le banche tuttavia avrebbero addirittura dovuto sottrarre l’Euribor dallo spread. Per tutelare i propri interessi, hanno invece fatto ricorso alle clausole floor, stabilendo che la componente dell’Euribor non potesse mai scendere al di sotto dello zero”.

Perchè si può richiedere rimborso mutui

Con la sentenza delle scorse settimane, Corte d’Appello di Milano ha tuttavia corretto quello che definisce “uno squilibrio giuridico e normativo” che consente “ad una sola parte (la Banca) di trarre pieno beneficio dalle variazioni a sé favorevoli dell’indice e di limitare il pregiudizio derivante dalle variazioni a sé sfavorevoli”.

“La clausola floor – spiega l’avvocato Fabio Gabrieli, consulente Federcontribuenti – qualora non sia stata oggetto di specifica trattativa con il consumatore, deve considerarsi vessatoria: malgrado la buona fede, determina per il consumatore uno squilibrio significativo dei diritti e obblighi discendenti dal contratto, consentendo alla sola banca di limitare il pregiudizio derivante dalle variazioni del tasso Euribor a sé sfavorevoli. Il consumatore non gode invece di un beneficio analogo quando il tasso aumenta oltre una certa soglia”.

“È un’ottima opportunità per i consumatori italiani – aggiunge Paccagnella -, soprattutto in un momento, come quello che stiamo affrontando, in cui le famiglie si trovano in estrema difficoltà, a causa degli aumenti vertiginosi delle bollette e del carrello della spesa”.

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