LAVORO, “MENO COSTI PER LE IMPRESE E GIÙ IL CUNEO FISCALE”

Nel primo incontro fra le parti sociali e il ministro del Lavoro, Marina Calderone, Confcommercio ha illustrato le sue proposte per un migliore funzionamento del mercato del lavoro.

Ammortizzatori sociali, contratto nazionali e riduzione del costo del lavoro, interventi per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, incremento ed estensione della deducibilità dei contributi versati alle forme sanitarie e pensionistiche integrative, riduzione dell’aliquota contributiva per il finanziamento degli indennizzi per la cessazione delle attività commerciali, pensioni: questi i punti principali del documento che Confcommercio ha illustrato al ministro del Lavoro, Marina Calderone, nell’incontro con le parti sociali svoltosi a Roma il 4 novembre scorso. “È necessario che l’aumento graduale dei costi per le imprese, connessi alla riforma degli ammortizzatori sociali, sia prorogato fino a tutto il 2023 come pure si evidenzia la necessità di dare forma compiuta all’applicazione del principio bonus/malus all’impianto della riforma, che incida non solo sulla contribuzione addizionale ma anche su quella ordinaria”, ha chiesto Confcommercio, sottolineando poi “la necessità di decisi interventi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro, e di misure di detassazione degli aumenti contrattuali”.

Tra le diverse richieste, quella di “valorizzare” le azioni di welfare che consentono ai datori di lavoro di aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti, come per il pagamento delle utenze domestiche. Mentre in tema di previdenza “occorre avviare un percorso che, pur ripristinando un meccanismo di flessibilità in uscita, garantisca la sostenibilità complessiva del sistema ed una stabilità futura delle norme che consenta una migliore programmazione del futuro sia per le aziende che per gli stessi lavoratori. Un obiettivo che può essere raggiunto individuando un mix tra contribuzione versata ed età anagrafica, che sia coerente con le attuali dinamiche demografiche e che soprattutto conservi un saldo ancoraggio del sistema previdenziale ai principi cardine del modello contributivo, salvaguardando la corrispondenza attuariale tra contribuzione versata e prestazioni e modificando la prestazione attesa in base all’età effettiva di pensionamento”.

Ma vediamo nel dettaglio tutte le proposte.

Ammortizzatori Sociali

La riforma degli ammortizzatori sociali entrata in vigore il 1°gennaio 2022 è stata caratterizzata dalla messa in campo di strumenti più inclusivi, ma anche da una più onerosa contribuzione, che incidono soprattutto sulle imprese del terziario di mercato.  

Per far fronte al particolare periodo storico, è necessario, pertanto, che l’aumento graduale dei costi per le imprese, connessi alla riforma degli ammortizzatori sociali, sia prorogato fino a tutto il 2023 come pure si evidenzia  la necessità di dare forma compiuta all’applicazione del principio  bonus/malus all’impianto della riforma, che incida non solo sulla contribuzione addizionale ma anche su quella ordinaria.

Contratto Nazionale e riduzione del costo del lavoro

In uno scenario caratterizzato dagli aumenti di cui sopra, dal ritorno di un’inflazione (11,9%) trainata dai prezzi energetici e da crescenti rischi di recessione con conseguenti impatti su imprese ed occupazione, si colloca il rinnovo del nostro CCNL leader, il più applicato in Italia, con impatto su circa 3,5 mln di lavoratori.

Inoltre, in uno scenario fortemente condizionato dagli oneri per ammortizzatori sociali, nonché dall’impatto dei costi energetici sugli oneri di sistema delle imprese, per dare spinta e slancio ai rinnovi dei       CCNL dei settori pesantemente condizionati dalla situazione attuale,  si evidenzia la necessità di decisi interventi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro, e di misure di detassazione degli aumenti contrattuali.

Interventi per aumentare  il potere d’acquisto dei lavoratori

Le azioni di welfare consentono ai datori di lavoro di aumentare  il potere d’acquisto dei dipendenti ottimizzando al contempo i costi e le performance aziendali.

Per valorizzare tale sistema occorre potenziare le attuali misure in scadenza il prossimo 31 dicembre che prevedono esenzioni, confermando l’inclusione – tra le somme agevolate – di quelle erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.

Nell’ambito di tale impianto va infine previsto che la medesima agevolazione possa essere utilizzata anche rispetto a quei beni e servizi di welfare aziendale che vengono erogati per il tramite degli enti bilaterali di emanazione contrattuale e non direttamente dal datore di lavoro.

Deducibilità dei contributi versati alle forme sanitarie e pensionistiche integrative: incremento ed estensione

In tema di fondi sanitari di secondo pilastro, stante la rilevante funzione sociale che stanno svolgendo, si segnala l’esigenza di rafforzarne ruolo e funzione, a partire da una equiparazione del regime fiscale agevolato previsto per le forme pensionistiche complementari. Analogamente, si sottolinea la necessità di assicurare ai professionisti non ordinistici iscritti alla Gestione separata Inps e, in linea generale a tutti i lavoratori autonomi, la piena deducibilità – nel medesimo ammontare riconosciuto ai lavoratori dipendenti – dei contributi destinati non solo ai fondi integrativi “puri” del SSN ma alla totalità delle forme di sanità integrativa.

Riduzione dell’aliquota contributiva per il finanziamento degli indennizzi per la cessazione delle attività commerciali

Lo strumento dell’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale rappresenta oggi l’unico ammortizzatore sociale di categoria. In considerazione di tale incremento e della forte crisi che grava sulla categoria dei commercianti, sarebbe auspicabile un intervento riformatore che possa garantire la riduzione del prelievo contributivo e, allo stesso tempo, la sostenibilità della misura nel lungo periodo.

Pensioni

Riguardo al tema previdenziale occorre avviare un percorso che, pur ripristinando un meccanismo di flessibilità in uscita, garantisca la sostenibilità complessiva del sistema ed una stabilità futura delle norme che consenta una migliore programmazione del futuro sia per le aziende che per gli stessi lavoratori. Un obiettivo che può essere raggiunto individuando un mix tra contribuzione versata ed età anagrafica, che sia coerente con le attuali dinamiche demografiche e che soprattutto conservi un saldo ancoraggio del sistema previdenziale ai principi cardine del modello contributivo, salvaguardando la corrispondenza attuariale tra contribuzione versata e prestazioni e modificando la prestazione attesa in base all’età effettiva di pensionamento.

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